non c'è libertà senza passione!

di Gabriela Costanzo

Teatro Valle

Teatro Valle

Incontro Benedetta Cappon, addetta stampa in ambito teatrale, in una calda serata di estate al teatro Valle di Roma, da quasi un mese occupato da lavoratori dello spettacolo. Ci vediamo sotto la targa che ricorda che in quel Teatro è stato rappresentato per la prima volta, suscitando grande scalpore, “Sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello.

Benedetta parla con passione del passato e del presente di questo Teatro e della sua identità che ora rischia di perdere: l´Ente che dovrebbe gestire questo teatro, proteggerlo e farlo vivere come un luogo di culto della drammaturgia nazionale ed internazionale, l’Ente Teatrale Italiano (ETI), è stato abolito dall’ultima finanziaria perché considerato “inutile”. Un gruppo di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo da mesi si riunisce, si organizza, confrontandosi su tematiche politiche, su temi che riguardano la cultura e non solo. Hanno maturato un pensiero politico ed il bisogno di esprimere il disagio del settore, maltrattato dalla mancanza di protezione, dalla mancanza di ammortizzatori sociali; non si sentono più rappresentati dalle associazione di categoria e quindi decidono di muoversi, e lo fanno per se stessi e per tutti coloro che lavorano nel teatro o ne sono fruitori, perché il teatro è qualcosa che appartiene a tutti.

E’ un’ azione dirompente, forte, azzardata ma sicuramente la gravità dell’oggi lo richiede. Perché la realtà, per chi sa ascoltare, è più forte di qualunque altra cosa. Non va negata, e tanto meno quando quella realtà non la si comprende. Ma che finzione! Realtà, realtà, signori! Realta!”(*)

Ma qui si desidera anche la trasformazione che l’Italia attende da troppi anni. Infatti, il sistema artistico-culturale ha anche bisogno di forti cambiamenti e nuovi strategie che tengano conto della diversità, della sperimentazione, della ricerca di nuovi modelli di management culturale, che non demonizzino il settore privato ma che al contempo tengano conto del valore e della protezione dei beni comuni. In definitiva, c’è bisogno di una progettazione che si concretizzi in azione rivolta al patrimonio culturale comune.

Osservo la grande presenza femminile nel Teatro… e tuttavia questa presenza non ha il sapore di una lotta di genere, ma il sapore del genere che fiero e consapevole delle proprie forze e naturali capacità, le mette in campo con e insieme agli altri per cercare un modello nuovo da proporre lontano dalla prepotenza e dagli egoismi imperanti fino ad oggi. Consapevoli del proprio potere, le donne sono maggioranza in questa occupazione, perché, dice Benedetta “la genialità delle donne sta nella relazione con l’altro, la donna riesce a tenere unito. Deve desiderare però un futuro migliore perchè possa scaturire in lei la molla del cambiamento, quella che si mette in funzione per salvaguardare la vita… siamo abituate a subire le rivoluzioni e non a farle, c’è bisogno di un risveglio…”

I presupposti del cambiamento non sono facili, perché cambiare significa lasciare il vecchio senza certezza del nuovo ed è questa la sfida che appassiona le donne, altrimenti il mondo “sarebbe molto meno emozionante…” Ed è questa emozione che le donne hanno nascosto per troppo tempo e per dirla insieme a tante altre migliaia di donne, SE NON ORA QUANDO?

(*) Da “Sei personaggi in cerca di autori” di Pirandello