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Agli Oscar trionfo di The Artist, tributo francese al cinema del passato

di Chiara Selleri

«Nostalgia, nostalgia canaglia…». Così cantavano Albano Carrisi e Romina Power a Sanremo nel 1987. E la nostalgia ha vinto nella notte dell’84mo Oscar premiando con ben cinque statuette (tra cui migliore film, migliore regia e miglior attore) il film The Artist di Michel Hazanavicius, un omaggio del vecchio continente all’epoca d’oro (gli anni ’30) del cinema muto. Capolavoro in bianco e nero, muto con i sottotitoli della lingua del paese in cui viene proiettato, questa pellicola va letta come una sorta di sfida alla tendenza, prevalente a Hollywood, alla pomposità, all’innovazione esasperata (si pensi alla nostra era dei film in 3D), al costoso. The Artist si pone, invece, alla ricerca di nuove strade che sono le più antiche ma anche le più inaspettate: un tuffo nel mitico passato degli anni ’30 dove la depressione del divo del cinema muto, George Valentin, per l’irruzione del sonoro viene arginata dall’amore di Peppy Miller, nuova stella di Hollywood. É un film divertente, ironico, dove gli attori (uno più bravo dell’altro: dal protagonista Jean Dujardin al cane Jack Russell) sono di sola fama francese. Allora agli Oscar cinema per soli vecchi e cinefili? Ma no! Se da un lato è vero che mai come quest’anno agli Academy Awards si sono visti film da cui sono venuti fuori pensieri, memoria, idee, sentimenti, emozioni e non stordimento fine a se stesso; dall’altro era difficile quest’anno, se non impossibile, trovare pellicole provocatorie che facessero riflettere sugli errori del nostro presente (come Le idi di Marzo di George Clooney sulla corruzione della politica o, sulla questione immigrazione, l’italiano Terraferma di Crialese che non è riuscito a superare il primo sbarramento). La rassegna hollywoodiana ha preferito, pertanto, concentrarsi sul privato e sulle sue eterne problematiche: la cameriera nera maltrattata negli anni ’60 in un’America dove il razzismo era legalizzato di The Help; la parabola discendente di Margaret Thatcher in The iron lady; il famoso attore del cinema muto disorientato dinanzi alla stordente novità del sonoro. Dunque con The Artist, una «cineperla» secondo Natalia Aspesi, ancora una volta ci si lascia cullare da una vecchia storia d’amore in un clima rasserenante e nostalgico. La profezia di Clooney di una serata tutta ‘francese’ si è avverata.

Non possiamo dimenticare che anche l’Italia è stata premiata con le statuette a Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per la scenografia della Parigi in 3D di Hugo di Martin Scorsese. I due scenografi italiani sono felicissimi ma un po’ dispiaciuti per il mancato Oscar alla regia di Scorsese che forse lo meritava per i grandi sforzi profusi nella realizzazione del suo ultimo capolavoro.