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Ma come si vive e come si respira essendo a conoscenza che a pochi metri vi è un killer, l’amianto, silenzioso e pericolosissimo per la nostra salute?

Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Ceccarelli, che vive con la sua famiglia a pochi metri dai capannoni. Il suo giardino confina con la caserma e da anni deve fare i conti con la paura.

“Ho una bambina di tre anni e mezzo e la tengo segregata in casa senza farla uscire a giocare in giardino perché ho il terrore che possa respirare polveri di amianto” racconta Massimiliano che, già nel 2012, presentò, assistito dall’Avv. Ezio Bonanni, un esposto alla Procura della Repubblica di Roma.

Massimiliano, come hai scoperto della presenza di tetti di amianto nella caserma davanti alla tua abitazione?

Vivo qui dal 2008, un giorno venne mio cugino a trovarmi, lui è un Carabiniere, per la precisione un NAS, quindi conosce benissimo la materia, eravamo a pranzo, affacciati sul balcone e lui si è accorto della presenza di amianto sui tetti, mi ha guardato e mi ha detto: “Ti rendi conto dove hai preso casa, quello è amianto”. Ho iniziato subito a documentarmi per capire cosa fosse e soprattutto quali danni provocasse, ovviamente, sono stata assalito da paura e preoccupazione al che ho cercato di rivolgermi a qualcuno che potesse aiutarmi con competenza e, fortunatamente, ho trovato l’Ona sulla mia strada e l’avvocato Ezio Bonanni, gli ho scritto una email, abbiamo fissato un incontro, al quale mi sono presentato con del materiale fotografico e video.

Cosa hai fatto dopo questa scoperta, hai esposto denuncia alle autorità?

Abbiamo, ovviamente, presentato denuncia alla Procura della Repubblica nel 2012 e da lì è iniziato l’iter legale, però vedevo che non si arrivava a nessun risultato.
Insieme all’avv. Bonanni abbiamo partecipato a diverse trasmissioni regionali e cosi arriviamo nel 2013: all’interno della caserma ci sono due casolari, entrambi col tetto in amianto, uno era l’ex alloggio del comandante e non era abitato perché il tetto in amianto era danneggiato e quindi non utilizzabile, l’altro era l’ex alloggio del guardiano, una specie di casale e dentro ci abitavano tre famiglie, anche la portineria aveva il tetto in amianto, dall’altra parte della caserma che sembrerebbe in disuso dove c’era la leva e una ventina di capannoni e la casa del guardiano, in sostanza portineria, casa del guardiano e l’altra casa del guardiano sono state bonificate e per un attimo ho pensato “evviva toglieranno anche gli altri”, invece no.

Per darti una idea della situazione, dove abito io, Via del Trullo 508, a 20 metri ho un capannone di 700 metri quadri circa col tetto in amianto e altri tre che sono stati bonificati prima che arrivassi io.

Se mi affaccio fuori al balcone, nel raggio di 30 metri ho un capannone di fronte e a sinistra l’ex alloggio del comandante che sta ancora lì e a 150 metri inizia l’altra parte della caserma che non usano e su una lunghezza di 400 metri conto circa 18/20 capannoni in amianto.

L’anno scorso ho contattato Assotutela, ho partecipato a una trasmissione e lì ho conosciuto Francesco che ha lavorato per circa 10 anni come addetto alla manutenzione nella caserma in Via del Trullo e lui ha lavorato in mezzo all’eternit e si è ammalato di cancro alla gamba, è stato operato, e poi è stato anche licenziato.

Anche Striscia la Notizia, la scorsa estate, si è occupata del caso, con un servizio. Sono stato intervistato insieme con l’Avv. Ezio Bonanni.

Tengo a dire che un ruolo importante l’ha avuto Fabrizio Santori, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, insieme al fratello Augusto, i quali si erano già interessati al Trullo ed alla tematica amianto perché, sempre in Via del Trullo, c’era un centro bocciofilo di 100 metri quadri col tetto in amianto, vicino alle abitazioni e ad un asilo nido. Fabrizio e Augusto Santori hanno presentato un esposto, raccolto 500 firme, e sono riusciti ad ottenere la rimozione dell’amianto.

Negli ultimi 6 mesi, Fabrizio ha lavorato tanto, ha scritto al Ministero della Difesa, a tutti gli organi competenti e la sindaca Raggi ha fatto sapere attraverso un comunicato che entro marzo sarebbero iniziati i lavori di bonifica. Ancora non si è mosso niente, pero è una comunicazione ufficiale e quindi noi restiamo in attesa.

Temi di più per la salute o per eventuali ritorsioni?

Entrambe le cose, temo per me e per la mia famiglia.
Per fortuna, però, sulla mia strada ho trovato l’Osservatorio Nazionale Amianto, l’Avv. Ezio Bonanni e anche il Consigliere Regionale Fabrizio Santori.

Tuttavia io non sono più tranquillo come ero una volta. Vivo tutti i giorni con la paura di potermi vedere diagnosticata una delle classiche patologie asbesto correlate (mesotelioma, tumore polmonare, tumori alla laringe, faringe, allo stomaco, al colon, etc.; oppure l’asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici), tutte malattie mortali.

Poi ho paura anche per i miei familiari, e ancora ho saputo che Francesco ha ricevuto delle minacce. Quindi non vivo più come una volta. Ho cambiato le mie abitudini.
Una cosa che mi rimbomba nella mente, continuamente, è il fatto che ci siano delle fibre di amianto disperse e che queste fibre vengono inalate da me e dai miei familiari e provocano una serie di patologie, tutte mortali, e io non posso fare niente, mi fa sentire da una parte disperato e da una parte impotente.

Uno dei problemi più grossi dell’amianto è rappresentato, difatti, dalle particelle che si disperdono. Come fai a fermarle? Se piove o quando c’è vento, siamo costretti a stare con le tapparelle chiuse ed evitiamo di stare troppo a lungo in giardino. A volte mi capita di pensare, chissà se tra 10 o 20 anni mi ammalerò, ma sai, alla fine non lo voglio neanche sapere. A livello psicologico, ovviamente, è pesante.

Ma il suo impegno proseguirà anche dopo la bonifica?

Certamente, non voglio che continui a succedere ad altri quello che ho sofferto, che sto soffrendo e che soffrirò io, assieme alla mia famiglia, con il rischio di morte che giorno dopo giorno sento nella mia pelle, nella mia carne, nelle mie vene e anche nel mio sangue e soprattutto nel mio cervello e che mi ossessiona tutte le notti.

Che risultati hai ottenuto grazie al comitato Ona di cui sei coordinatore?

Cerco di informare le persone, molte non si rendono conto dei danni che provoca l’amianto, ti rispondono in modo superficiale con frasi tipo “figurati, se ci mettiamo a pensare a tutto quel che c’è nell’aria…” Altre, per fortuna, si documentano.
E’ un problema che riguarda non solo me, ma tante persone. Chissà quanti, che magari non abitano più qui, si sono ammalati e non sanno neanche il perché.
Quando ho letto il comunicato della Sindaca Raggi per me è stata una mezza vittoria, anche se finché non vedo io non credo.
Smaltire amianto è una operazione molto costosa, se mi guardo intorno ci saranno circa 20 tonnellate di amianto e fare una bonifica significa impiegare tanti soldi, oltre che tanto tempo. Per bonificare tutta la caserma ci vorranno tanti mesi e chissà quanti milioni di euro perché smaltire solo una parte è risolvere il problema a metà, se si tolgono due tetti non serve a niente. Occorre bonificare, rimuovere l’amianto, fare controlli sanitari a coloro che sono stati esposti, e risarcire le vittime.
La mia battaglia, il mio impegno, che è prima di tutto morale e civile, proseguirà con l’ONA che, più che una associazione, è un vero e proprio esercito civile al servizio della collettività, per la tutela dell’ambiente e della salute e quindi della dignità e sacralità dell’essere umano.

Uff Stampa ONA