non c'è libertà senza passione!

Pensiamo sia cosa giusta ripubblicare per solidarietà l’intervista di Silvia Buffo a David Colantoni, pubblicata oggi su PaeseRoma.it. Vogliamo contribuire a far si che le istituzioni, il comune di Roma ed in particolare il Sindaco Marino, rispondano della loro assenza durante i funerali di Aldo Rosselli, intellettuale di grande spessore, scrittore,  figlio di Nello nonché nipote di Carlo, i Fratelli Rosselli,  antifascisti, uccisi durante il ventennio.

David Colantoni e Aldo Rosselli

David Colantoni e Aldo Rosselli

Possiamo considerare Facebook a tutti gli effetti una parte importante della nostra vita sociale e anche politica. Qui, da un mese circa, lo scrittore e artista visivo, David Colantoni denuncia con forza il silenzio del Sindaco Marino e dell’assessore Flavia Barca, protestando e chiedendo spiegazioni della loro assenza istituzionale ai funerali dello scrittore Aldo Rosselli, sepolto il 4 Ottobre scorso nella tomba di famiglia al cimitero Ebraico del Verano.

Ed è proprio David Colantoni a raccontarlo: «succede che il 4 ottobre ai funerali dello scrittore Aldo Rosselli, al cimitero Ebraico del Verano, non era presente un solo rappresentante del comune di Roma, come prima cosa, e come seconda cosa, succede che sia il Sindaco Marino sia l’Assessore alla Cultura Flavia Barca, che hanno entrambi dei profili su FB, non mi hanno risposto, da oltre un mese, alle mie richieste di spiegazione».

Perché pensi sia una cosa così grave come hai scritto loro su Fb?

«Aldo Rosselli è uno scrittore che in 50 anni di attività letteraria ha scritto e pubblicato venti libri, e che oltre a ciò ha fondato e diretto la casa editrice Lerici, che ha pubblicato grandissimi nomi della letteratura mondiale come Norman Mailer, per esempio, portando in Italia molta letteratura straniera. Ha fondato 3 riviste, di cui l’ultima Inchiostri, in cui ho lavorato come autore e segretario di redazione, aveva tra i garanti Stefano Rodotà e Furio Colombo, come unico sponsor la Fondazione Rita Levi Montalcini, e tra i redattori Tabucchi e Pontiggia, tanto per fare dei nomi notissimi. Ha conosciuto, e ha reso testimonianza della sua conoscenza con un libro, il grande filosofo Luckas, “A cena con Lukacs” (Theoria, 1986), come anche conobbe il gigante della letteratura Thomas Mann, e molto altro ancora che richiederebbe un grande spazio per essere ricordato. Il suo contributo alla cultura di questo paese mi sembra con ciò abbastanza notevole, se la cultura è ancora considerata in Italia un patrimonio e una ricchezza, e allora mi sembra più che normale che le istituzioni rendano omaggio, quando muoiono, ai cittadini che lasciano qualcosa di così sostanzioso alla storia culturale del paese. Già questo è buon motivo per essere indignati con chi di dovere per aver completamente ignorato il suo funerale. Ma a ciò si aggiunge anche il fatto che negli stessi giorni in cui veniva sepolto Aldo Rosselli, su tutti i giornali si poteva leggere delle solenni esequie per il funerale dell’attore Giuliano Gemma, a cui il comune ha allestito una camera ardente con dei picchetti d’onore e sentire il sindaco, che ho votato, dichiarare sulle pagine de la Repubblica “con la scomparsa di Gemma la cultura Italiana subisce una drammatica perdita”.

Ora come noi tutti, sono anche io affezionatissimo a Giuliano Gemma, però non posso non percepire come lesivo e offensivo il fatto di questa grande attenzione alla sua scomparsa insieme alla totale indifferenza verso la scomparsa di Aldo Rosselli. Pure l’assessore Flavia Barca ha reso omaggio a Gemma, cosa questa che la onora, ci mancherebbe altro, come riportato da più di un quotidiano, ma anche lei, che è pagata per occuparsi della Cultura in questa città, ha disertato e completamente ignorato le esequie di Aldo Rosselli. Ci rendiamo conto della gravità di questo gesto? E non sono le uniche implicazioni gravi di questa storia».

C’è altro ancora?

«Ebbene sì, la gravita di questa mancanza, che rasenta a mio modo di vedere il disprezzo, anche se ovviamente non posso pensare che sia una cosa voluta, ha anche a che vedere con il fatto che oltre ai suoi personalissimi meriti Aldo Rosselli è anche il figlio di Nello uno dei Fratelli Rosselli, assassinati dai sicari francesi su ordine di Mussolini e Ciano per la loro straordinaria attività antifascista. Aldo è restato orfano a 3 anni, a causa di un efferato assassinio politico che suscitò lo scandalo di tutta l’Europa democratica che aveva una grandissima ammirazione per i Rosselli, contribuendo certamente questo scandalo per l’omicidio a infliggere al fascismo stesso un duro colpo d’immagine nell’opinione pubblica mondiale. Basta pensare che ai loro funerali a Parigi parteciparono quasi 100.000 mila persone. Carlo e Nello Rosselli furono tra i maggior protagonisti nonche i fondatori nel 1929 del movimento Giustizia e Libertà da cui emerse il Partito D’azione, uno dei sei Partiti del CNL. I Rosselli sono protagonisti di primo piano della storia d’Italia tra Risorgimento e Resistenza, basti pensare ai Nathan Rosselli, cultori della memoria mazziniana, e i Pincherle Capon attivi nei movimenti insurrezionali veneziani del ’48, basti pensare che Mazzini, uno dei padri d’Italia è morto a casa di Nathan Rosselli sotto mentite spoglie ricercato dalla polizia politica austriaca. Ecco allora se pensiamo a queste cose, l’assenza istituzionale del comune di Roma, anche se mi verrebbe più da dire dello Stato in genere, alle esequie non solo di Aldo Rosselli scrittore intellettuale ed editore, ma di Aldo Rosselli membro di questa esemplare famiglia che ha fatto questo paese con il proprio sangue allora la gravità di questa assenza diventa del tutto inaccettabile, ed è , a mio modo di vedere, eticamente e politicamente indifendibile.

Hannah Arendt diceva che in politica essere e apparire sono la stessa cosa. Ciò vuole dire che il livello della rappresentazione in politica ha valore di sostanza. Ogni parola, ogni presenza o ogni assenza in politica sono vere e proprie azioni. Dulcis in fundo, ho scoperto nelle mie ricerche a causa di questa cosa che l’assessore Flavia Barca è direttore scientifco dello IEM (Istituto Economico dei Media) della Fondazione Rosselli. Aldo Rosselli allora era anche il suo presidente onorario, e lei come membro di questa fondazione non può certo ignorare tutte le cose di cui ti ho appena parlato. Direi che a questo punto maggior consapevolezza maggior responsabilità. In Germania un giovane Ministro si è dimesso perché ha copiato brani della sua tesi di laurea. Come può rivestire l’incarico di direttore nella Fondazione Rosselli, e al tempo stesso di assessore alla cultura della capitale d’Italia, una persona che non rende i dovuti onori istituzionali e personali al funerale di un membro della famiglia presso la cui fondazione lavora e che è stato illustre cittadino della sua città? Stiamo parlando di sinistra europea o di un partito di semianalfabeti? Gli onori poi che una istituzione concede a persone che si sono distinte per le proprie fatiche e meriti culturali o che hanno storie familiari del genere, non sono ossequi al potere, a cui possiamo potremmo e vorremmo certamente rinunciare. Rendere onori a vite che hanno contribuito alla storia e al patrimonio collettivo ha innanzi tutto un importantissimo valore pedagogico per le giovani generazioni.

 La collettività attraverso le persone che ha delegato a fare questo, quale un assessore alla cultura ad esempio, indica, celebrandoli, uomini o donne che sono stati modelli di impegno verso valori in cui la società decide di riconoscersi. Se manca a questa funzione primaria di educazione civica un assessore alla Cultura che va sotto i riflettori del funerale di una star cinematografica, ma omette completamente di rendere omaggio a un intellettuale a un editore e un autore come Aldo Rosselli e anche alla storia familiare che esso incarna, allora sta tradendo innanzi tutto le giovani generazioni a cui dovrebbe indicare dei modelli da seguire».

Un’ ultima cosa: non credi che ognuno sia libero di astenersi dal rispondere sul proprio profilo FB o che non ci sia cattiva fede ma semplice dispersione o dimenticanza nella frenesia e la corsa della vita di tutti i giorni?

«Guarda, in linea generale certamente, il profilo FB è una cosa privata, ma quando si diventa o si è Pubbliche Figure e funzionari pubblici, e si decide di avere un profilo su un social network dove ormai si fa anche politica, che è una sfera pubblica insomma, allora non ci si può permettere più comportamenti che sono invece legittimi per chi non ha nessun ruolo istituzionale. Un Sindaco e un Assessore che hanno anche un profilo su un network durante il loro mandato sono esposti a dei doveri di risposta all’elettorato che li può raggiungere con dei messaggi vista che è attiva sul loro profilo questa funzione. Quanto meno una qualche persona con responsabilità deve occuparsi se essi sono impegnati, di gestire la comunicazione che giunge loro ai rispettivi profili. Oppure dovrebbero cancellare questi profili o quanto meno disabilitare la possibilità di mandare loro messaggi, altrimenti il loro silenzio diventa una forma di disprezzo che è intollerabile da parte di chi è pagato per ricoprire quegli incarichi con denaro pubblico. Questa è una cosa inimmaginabile nei paesi anglosassoni. Ti posso dire che se io scrivo al presidente degli Stati Uniti anche qui dall’Italia, qualcuno del suo staff addetto alla comunicazione mi risponde immediatamente come mi è appunto successo, con tanto di ringraziamenti di averli contattati. Ecco noi qui in Italia siamo antropologicamente mafiosi anche in questi minimi ma cruciali dettagli. E se le destre europee stanno irrobustendo le ossa lo dobbiamo anche a questi comportamenti. A questa mancanza di una costellazione di valori che informino del proprio principio ogni minimo gesto, tra cui il rispetto della persona, del tuo elettore, del tuo concittadino. Da un mese sto scrivendo a questi due funzionari sui loro profili. Non mi ritengono nemmeno degno di una scrollata di spalle. Ma io non demordo e a breve scriverò al Presidente della Repubblica, e agli organi di stampa internazionali. Al parlamento europeo. Lo devo ad Aldo Rosselli che era un mio amico, che mi ha insegnato quello che la scuola pubblica mi aveva nascosto, che mi ha fatto esistere come scrittore nella sua rivista in un paese che non ti risponde a meno che non ti mandi Picone.

Voglio che il Comune di Roma ripari a questo torto contro la cultura e la memoria storica celebrando un evento in memoria di Aldo Rosselli che potrebbe essere l’esecuzione in Campidoglio per la città della VII sinfonia di Beethovem da parte, per esempio, della orchestra sinfonica di Santa Cecilia, il cui II movimento, come chiesto nel testamento da Carlo, fu eseguito ai funerali dei fratelli Rosselli a Parigi nel 1937 e che Aldo amava moltissimo. E nello stesso giorno organizzi sempre al campidoglio un incontro con gli studenti romani di uno o più istituti per parlare del contributo della famiglia rosselli alla storia d’Italia tra risorgimento e Antifascismo, e dunque parli con essi di Risorgimento e Resistenza.

Vediamo se riusciamo a sostituire dalla conoscenza dei giovani i nomi di Toto Rina, che tutti conoscono, con quelli dei Rosselli e altri protagonisti della conquista delle nostre libertà civili e politiche».

di Silvia Buffo