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Renzi “Il carattere di un uomo è il suo destino”. Lo affermava un po’ d’anni fa Eraclito. Ma attenzione a puntare in politica troppo sul

destino e sul carattere, specialmente se si è presidenti del Consiglio. Il carattere ha portato Matteo Renzi a rispondere a botta calda all’Economist, che lo ha raffigurato come un bambino spensierato, con un cono gelato stretto in mano, mentre la barca dell’Europa affonda. C’è “mamma” Merkel e Holland in prima fila. A poppa Mario Draghi che prova, a secchiate, a svuotare l’acqua

Ph ww.economist.com/news

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dall’imbarcazione. In quel quadretto, in verità, manca proprio il primo ministro britannico, David Cameron, che doveva essere immortalato con un gran trapano in mano, mentre buca l’imbarcazione europea per farla naufragare. Ma, si sa, i sudditi della Regina Elisabetta sono dei gran campanilisti. Come risponde il nostro presidente all’Economist? Facendo arrivare un carrettino di gelato artigianale nel cortile di Palazzo Chigi, alla vigilia del Consiglio “Sblocca Italia”. E si fa riprendere dalle telecamere mentre sorridente  mangia un gelato al limone e crema (ma il limone non s’abbina con il cioccolato?). Il siparietto se lo poteva evitare. Nemmeno Silvio Berlusconi, che di copertine “terribili” dell’Economist  ne ha avute parecchie, e che in fatto di battute e siparietti – carattere docet – non è secondo a nessuno, è arrivato a tanto. Forse per colpa di Gianni Letta che puntualmente gli tira la giacca per acquietarlo. E Renzi, chi ha in questo ruolo fondamentale? Certe esuberanze caratteriali è bene che siano moderate.

 Per l’ex sindaco di Firenze, finalmente, il capitolo europeo relativo alla nomina dell’Alto rappresentante per la politica estera si è chiuso. Federica Mogherini, nostro ministro degli Esteri, è diventata “Mister Pesc”, meglio Lady Pesc. Undici Paesi dell’Europa dell’Est preferivano la  bulgara Kristalina Georgieva, commissario uscente agli aiuti umanitari ed ex dirigente della Banca Mondiale. L’Italia è vista da questi paesi  troppo vicina agli interessi di Putin. La testardaggine di carattere di Renzi, alla fine, l’ha spuntata. Sulla nomina della ministra Mogherini si era giocato tutto.  Oggi ammette che non aveva alcun “piano b”, sicuro che avrebbe raggiunto l’obiettivo. Ma servirà al nostro Paese un commissario, nonché vice presidente, sempre in giro per il mondo, impegnato costantemente a fare sintesi – spesso impossibili – tra le politiche estere nazionali e una politica estera europea che non c’è mai stata?  La baronessa Margaret Ashton, ex Lady Pesc, esce di scena con l’immagine appannata di una che non ha saputo fare il proprio mestiere. Giudizio forse ingiusto, proprio perché nessun Paese dell’Unione ha provato a rinunciare a dire la sua – e a fare le proprie alleanze di convenienza – in fatto di politica estera. Eppure il presidente del Consiglio, e segretario del Pd, poteva puntare su altri dicasteri europei. Ad esempio all’Agricoltura, avendo a disposizione un ex ministro dell’Agricoltura italiano, nonché presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, iscritto al Pd, che porta il nome di Paolo De Castro. Alla nuova Lady Pesc va l’augurio che possa svolgere al meglio il ruolo assegnatole, facendo dimenticare la battuta dell’ex segretario di stato americano, Henry Kissinger, che sosteneva di non sapere a chi rivolgersi quando  doveva interloquire con l’Europa. L’andata a Bruxelles del ministro degli Esteri lascia vuota una casella importante. Già si ipotizza un “rimpastino” che dovrebbe riequilibrare le forze che sostengono il Governo Renzi. E’ molto probabile però, proprio per evitare che si possa pensare al vecchio manuale Cencelli della politica, che il presidente del Consiglio tiri fuori dal cilindro un nome di donna con cui rimpiazzare il promosso ministro degli Esteri. Un nome che certo già ha in mente e che dovrà sostenere ed aiutare l’italiana Lady Pesc.

 Tanti i provvedimenti partoriti nell’ultimo Consiglio dei ministri, dalla giustizia, alle opere pubbliche, alla ristrutturazione degli immobili. C’è poi  l’ultimissima “agenda dei mille giorni” che si concluderà il 28 maggio 2017 e che dovrà, secondo gli auspici del presidente Renzi, “cambiare verso al Paese”. Come non augurarsi che ciò avvenga? “Riponiamo massima fiducia nel Governo – afferma Sergio Marchionne, ad di Fiat-Chrysler – come negli ultimi tre, ma risultati ne abbiamo visti molto pochi, compromessi tanti”. Speriamo che questa volta sia la volta buona.

di Elia Fiorillo