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Come nuvole nere.Vittime innocentiRaffaele Sardo, giornalista e scrittore casertano, dà voce ai parenti delle vittime innocenti della camorra per raccontare drammatiche pagine della cronaca nera italiana tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento. In Come nuvole nere. Vittime innocenti, edito dalla Melampo, Raffaele Sardo ripercorre gli anni che vanno dall’uccisione dell’agente di polizia casertano Antonio Marino, il 12 aprile 1973, morto a causa dello scoppio di una bomba a mano, lanciata da alcuni neofascisti a Roma, fino a giungere al 1986, quando l’impresario teatrale Mario Ferrillo viene giustiziato per errore in un negozio a Licola Mare, sul litorale domizio, perché assomiglia a un affiliato del clan Bardellino, ucciso a sua volta appena un mese dopo.

“Come nuvole nere. Vittime innocenti” ha la presentazione sincera e appassionata di Nando della Chiesa e la prefazione di Paolo Siani, Presidente della Fondazione Pol.I.S. e fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Il libro di Sardo nasce, infatti, dalla collaborazione con la Fondazione Pol.I.S, ente della Regione Campania, impegnata da diversi anni in attività di sostegno ai familiari delle vittime innocenti della criminalità in Campania e valido supporto nell’accompagnare e sostenere i soggetti deputati alla gestione dei ben confiscati alla criminalità organizzata.

Troppe sono le moglie, le madri, i padri, i figli che piangono cari strappati alla loro famiglie dalla mano criminale. Se spesso le istituzioni col tempo abbandonano le famiglie delle vittime innocenti, la Fondazione Pol.I.S cerca di fronteggiare quest’emergenza sociale stando accanto ai parenti delle vittime, arginando la loro solitudine e aiutandoli a elaborare il lutto e a lottare per combattere la criminalità organizzata con manifestazioni, eventi culturali, promozione delle legalità nella società civile. Come riconoscimento dell’importante ruolo svolto dalla Fondazione, tutti i diritti d’autore del libro di Raffaele Sardo saranno devoluti alle attività di sostegno ai familiari che quest’ente supporta. Il merito di Sardo sta dell’aver ascoltato e raccolto testimonianze di coraggio e impegno quotidiano di parenti, amici e colleghi di vittime innocenti della criminalità, che non si sono abbandonati al dolore ma hanno scelto di combattere la camorra e il terrorismo impegnandosi concretamente, seguendo le orme di padri, figli e mariti che in vita, onestamente e senza paura, avevano deciso di servire lo Stato in cui credevano, impegnandosi nelle istituzioni, nei corpi di polizia o nelle associazioni civili.

Sono i familiari i veri protagonisti di questo libro, sono loro che hanno deciso di uscire dalla solitudine e dal dolore della perdita per lottare, affinché i loro cari non vengano dimenticati e siano monito alle istituzioni e alla società civile per un impegno costante nella lotta alla criminalità e una maggiore divulgazione della cultura della legalità. Sono i parenti delle vittime a essere uno straordinario esempio di resistenza civile, di lotta non violenta, di uomini e donne che non vogliono vendetta ma giustizia, non vogliono spargere altro sangue ma seminare germogli di giustizia. È a loro e alla loro tenacia che noi tutti dovremmo guardare per trovare motivazioni e sprono per prendere parte attiva al cambiamento che tanto auspichiamo per le nostre terre. Terre difficili, martoriate, spesso violentate da discariche abusive, versamenti di rifiuti tossici nelle falde acquifere ma anche terre bellissime da cui può e deve nascere il riscatto sociale. Lo dobbiamo ai tanti magistrati, giornalisti, poliziotti, uomini della scorta o semplici passanti che hanno perso la vita svolgendo il loro lavoro o semplicemente vivendo onestamente.

La memoria è l’unico strumento che abbiamo per non dimenticare e per dare voce a chi voce più non ha. La camorra oggi si combatte con la giustizia, con un’adeguata legislazione e una volenterosa e continua lotta alla criminalità. Solo con la cultura, l’istruzione, l’informazione e la presenza delle istituzioni sul territorio possiamo conoscere il passato, migliorare il presente e affrontare senza paure il futuro. “Come nuvole nere” tiene viva la memoria, sprona a riflettere, ci emoziona con racconti e ricordi di vite strappate all’affetto dei propri cari, ma ci insegna anche che c’è ancora tanta strada da fare: strada da percorrere insieme, a testa alta, senza paura, partecipi e attivi sul territorio.

di Giuseppina Amalia Spampanato