non c'è libertà senza passione!

La guerra c’è stata tra Matteo Renzi e Ignazio Marino. La vittoria parrebbe di Renzi, ma è presto a dirlo.

Bisognerà vedere come vanno a finire le elezioni per la sostituzione dell’ex sindaco marziano.  I Cinque Stelle sanno bene che Roma Capitale è il vero banco di prova per trasformarsi da Movimento della contestazione a compagine di governo. Per un grillino la salita al Campidoglio con fascia tricolore significherebbe poter ipotizzare la scalata a palazzo Chigi. Anche il centro-destra pensa di riprovarci a conquistare il Comune di Roma, anche se non sarà facile far dimenticare all’elettorato le gesta dell’ex ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno. Eppoi, c’è il Partito democratico che proverà in tutti i modi di far dimenticare all’elettorato che il chirurgo Ignazio era uno dei suoi, persino candidato alla segreteria dei democrat. Ricorderà che sono stati proprio i diessini  a staccare la spina a Marino sindaco e, difronte alla testa dura del soggetto, i promotori delle dimissioni in massa dei consiglieri, non solo Pd.

Nell’era Marino Renzi ha provato a stare alla larga da Roma. La faccia non ce l’ha messa anche se le dritte al commissario Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario del partito dell’Urbe,  è certo che le abbia date lui. La nomina del prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca   a commissario di Roma Capitale è la mossa, per la verità non solo mediatica, per mandare definitivamente nel dimenticatoio il chirurgo testardo e per tentare di mettere una “pezza” ai ritardi del Giubileo. Di disastri affrontati e risolti Tronca al suo attivo né ha diversi. Amico del prefetto di Roma Gabrielli ha collaborato con lui ai tempi della tragedia della Costa Concordia. Al suo attivo l’andata in porto dell’Expo, cominciato male con arresti per gare truccate e finito, per fortuna, con osanna incondizionati e qualche volta esagerati.

  Il presidente del Consiglio si augura che il Commissario prefettizio, voluto da lui, possa fare il miracolo di ridare un’immagine  se non altro di normalità alla capitale del Paese. Se ci riuscirà è probabile che gli si chiederà il “favore” di continuare la sua opera da Sindaco. Una mossa per esorcizzare il pericolo incombente dei Cinque Stelle. Ma c’è anche in cantiere un decreto che stanzia per il Giubileo 200 milioni di euro che l’ex sindaco di Firenze vorrebbe sottrarre alla burocrazia capitolina e gestire direttamente da palazzo Chigi. Insomma, il Pd prova a riconquistare Roma, e ogni mezzo è buono.

Le pugnalate dei consiglieri dimissionari hanno un unico ispiratore: il capo del Pd. E’ il convincimento dell’ex sindaco che lo esterna nella sua ultima conferenza stampa. Ci aveva provato a ritirare le dimissioni e tentare di resistere agli attacchi che gli venivano un po’ da tutti gli schieramenti. Il suo ultimo obiettivo era quello di cadere – in piedi – nel corso della riunione del Consiglio comunale da lui fortemente voluta. Pensava, in quella occasione, di poter fare il bilancio del periodo in cui era stato sindaco e raccontare fatti e misfatti probabilmente anche di personaggi del suo partito che non l’avevano aiutato a fare l’operazione di pulizia che lui s’era prefisso di fare. Sotto sotto qualche speranzella di poter rimanere a galla dopo le manifestazioni di solidarietà che aveva avuto la coltivava. Gli anti Renzi non sono pochi e un’aggregazione sui generis nel comune di Roma che poteva dare fastidio al suo nemico giurato poteva essere possibile. Lui, comunque, ci sperava. Si è infuriato di brutto quando ha capito che i suoi compagni democratici non gli avrebbero consentito lo show finale. Ha parlato di democrazia tradita e cose del genere senza ricordare che quando decise di dare le dimissioni non pensò di formalizzarle nel corso di una riunione del Consiglio comunale. Che farà adesso da cittadino di Roma senza cariche istituzionali? Ci proverà sempre a vendicarsi da quelli che ritiene i suoi principali nemici. In queste ore starà provando ad escogitare un piano per far conoscere il suo punto di vista, per far sentire a Renzi il fiato sul collo, per vendicarsi di chi l’ha tradito, per rilanciare l’immagine del marziano della politica che proprio per questo è stato fatto fuori, per… I riflettori però sono lontani da lui, le prime pagine dei giornali un ricordo lontano.  E’ Tronca, il prefetto di Milano diventato commissario prefettizio, in fascia tricolore,  che incontra Papa Bergoglio e ha i suoi incoraggiamenti calorosi.

di Elia Fiorillo