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Si chiama Xylella fastidiosa ma l’aggettivo qualificativo non le rende giustizia. Altro che fastidiosa, essa è disastrosa,  calamitosa,  tragica.  E non solamente per le sue potenzialità patogene.

La Xylella   è un batterio che, tra l’altro, produce il disseccamento rapido dell’ulivo. In Italia  la fitopatia è comparsa qualche anno fa ed ha colpito il Salento e la provincia di Lecce. Si può ben comprendere il dramma dei tanti olivicoltori che hanno visto giorno dopo giorno il deperimento delle loro piante.  E si possono anche giustificare le preoccupazioni degli ambientalisti per la rimozione di centinaia e centinaia di storici ulivi: un vero e proprio cambio di “fotografia” del territorio. C’è anche da dire che l’agente patogeno ha avuto “terreno fertile” anche per la mancanza delle “buone pratiche agricole” in quei territori. Certe scelte populiste di “disaccoppiare”  gli aiuti comunitari da obiettivi che i produttori dovevano raggiungere per beneficiare degli aiuti, tipo la produzione, sono stati deleteri, provocando in alcuni casi l’abbandono.

Dai primi 8.000 ettari colpiti dal batterio a metà del 2013 si è passati a 25.000 ettari dei primi mesi del 2015. “La peggior  emergenza fitosanitaria al mondo” l’ha definita Joseph-Marie Bové, dell’Académie d’agriculture de France. Esagerazione? Forse. Resta il fatto che per l’olivicoltura italiana è un bel problema da affrontare senza indugi. Sia perché la possibilità che la Xylella possa trasferirsi in altri territori confinanti è grande; ma anche perché il batterio è stato capace d’infestare anche le capacità cognitive di molti addetti al settore, e non solo, creando processi di divisione che contribuiranno alla sua espansione.

Nel settembre del 2014 il ministero delle Politiche agricole istituisce un  Comitato tecnico-scientifico per individuare linee guida per combattere il fenomeno patogeno, anche nella gestione dell’emergenza. Vengono chiamati a far parte del Comitato tra gli altri specialisti dell’epidemia di Xylella negli Stati Uniti d’America. Successivamente, nel febbraio 2015, viene nominato un Commissario governativo straordinario per affrontare l’emergenza fitosanitaria. In sede comunitaria, nella riunione del Comitato permanente per la salute delle piante dell’Unione europea nell’aprile 2015, vengono concordate una serie di misure per bloccare l’espandersi della malattia. Si va dalla rimozione e distruzione, in determinate zone, delle piante infette, alla creazione di “un cordone sanitario” protettivo.  Ritardi nell’affrontare la delicata questione? Forse sì, ma un piano d’intervento alla fine è stato varato.

Il colpo di scena in questa storia tutta italiana viene dalla magistratura di Lecce. Blocco all’eradicazioni per sequestro delle piante interessate. Comunicazioni giudiziarie per diffusione colposa della malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale ed ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione di bellezze naturali. Per i magistrati leccesi la Xylella volontariamente è stata importata dall’Olanda in Puglia  nel 2010 per un convegno ad essa dedicato. Nel 2013 il prof. Giovanni Paolo Martelli avrebbe fatto la “grande scoperta” dell’individuazione del terribile patogeno responsabile dell’essicamento degli ulivi. Insomma, un complesso disegno delittuoso progettato anche per stravolgere la tradizione agroalimentare e  l’identità territoriale del Salento, per arrivare ad impiantare sistemi di coltivazione super-intensivi.

A riprova che l’eradicazione di circa 5000 ulivi non serve a combattere la malattia, ci sarebbe anche la dichiarazione dell’ esperto mondiale di Xylella Alexander Purcell di Berkeley:  “Contro la Xylella gli abbattimenti non servono a nulla” . Una frase che l’interessato nega di aver mai pronunciato. Anche i giornali Nature e Washington Post  hanno trattato la questione scandalizzandosi e definendo tutta la vicenda un “processo italiano alla scienza”.

Fra diversi anni sapremo se il disegno criminoso ipotizzato dalla magistratura requirente di Lecce sarà confermato nei diversi gradi di giudizio. Resta il fatto inconfutabile che dall’Europa, alla comunità scientifica c’è certezza che l’essicamento degli ulivi è opera della Xylella fastidiosa e bisogna intervenire con azioni non procrastinabili. Il ministro delle Politiche agricole Martina,  al di là degli incontri con i magistrati leccesi, deve procedere con provvedimenti  ad hoc per l’attuazione del piano straordinario concordato con l’Unione europea.  Non c’è solo il serio pericolo dei danni economici dipendenti dalle procedure europee d’infrazione, ma soprattutto il rischio  che la Xylella distrugga l’olivicoltura italiana.  Ma non solo.  Altro comparto in crisi è quello florovivaistico. C’è il blocco delle importazioni di materiale vegetativo dall’Italia imposto con barriere fitosanitarie discutibili da parte di alcuni Paesi. Insomma, un “bel pasticcio”  che va affrontato con determinazione dal Governo.

di Elia Fiorillo