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di Chiara Selleri

Valeria Parrella, scrittrice napoletana non nuova al teatro, si è cimentata con la riscrittura dell’ Antigone di Sofocle. La sua rivisitazione è nata per uno spettacolo, diretto da Luca de Fusco, presentato al Napoli Teatro Festival. È la stessa autrice a sottolineare l’attualità del testo classico. L’Antigone di Sofocle sceglie di seppellire il fratello contro la volontà del re di Tebe, Creonte. Oggi sono Antigone tutte le donne che combattono contro leggi a volte inique per seguire la legge del cuore.

Come può una tragedia scritta duemilacinquecento anni fa parlare a noi ancora oggi? Ce lo spiega Valeria Parrella in un’intervista al settimanale femminile del Corriere della Sera. Dopo Bertolt Brecht e Jean Anouilh, la scrittrice napoletana si è cimentata con la riscrittura dell’Antigone di Sofocle e l’ha riadattata per uno spettacolo presentato da poco al Napoli Teatro Festival, con la regia di Luca de Fusco, attuale direttore dello Stabile partenopeo.

Perché proprio Antigone tra le tante eroine del passato? Il fascino esercitato dall’eroina greca consiste nella sua perenne attualità: Antigone incarna «l’eterna lotta della “legge del sangue” contro la “legge della città”, il cuore e la ragione», sottolinea la Parrella. Infatti la fanciulla greca decide di dare sepoltura al fratello Polinice contro la volontà del re Creonte. Preferisce dare ascolto alla legge del cuore piuttosto che alle legge ingiusta imposta dal re di Tebe.

L’Antigone della Parrella aiuta il fratello a morire, staccandogli i macchinari che lo tengono da lunghi anni sospeso tra la vita e la morte. Proprio il rapporto tra i fratelli è il fulcro attorno al quale ruota la riscrittura del testo classico. La scrittrice napoletana ha, però, fatto la scelta di adoperare un linguaggio alto per ricalcare il passo solenne della tragedia antica e sottolineare l’universalità del testo sofocleo e la sua capacità di calarsi in epoche diverse per dare carne e voce a differenti battaglie. Sembra che in questo momento il cinema (si veda Bella addormentata di Marco Bellocchio) e il teatro si focalizzino sugli stessi temi, come l’eutanasia e il testamento biologico, che toccano in profondità il vissuto delle persone, perché – afferma la scrittrice napoletana – l’arte è capace di «farli diventare storie».

È possibile rintracciare ancora oggi delle moderne Antigoni? È la stessa autrice a fare qualche nome: «Ho pensato ai combattenti dei nostri giorni come Beppino Englaro o lo stesso cardinale Carlo Maria Martini. […] I paladini che lottano intensamente al di là delle forme istituite». Oggi è Antigone Ayan Hirsi Ali, di origini somale, che, infibulata a cinque anni, sceglie di andar via dal suo paese e da un matrimonio combinato perché rifiuta la legge islamica. Trasferitasi a Washington, lotta per difendere i diritti violati delle donne musulmane. È Antigone una donna che, per sposare la sua compagna, è costretta ad andare all’estero perché qui in Italia non è permesso. È Antigone una donna che ha il coraggio di ribellarsi alle violenze del proprio uomo perché chi è violento non è capace di amare. Oggi sono Antigone le donne cinesi che si ribellano alla dittatura ingiusta del governo che impone loro di dare alla luce un unico figlio. Sono Antigone tutte quelle donne che scendono in piazza per dire no al femminicidio nell’ambito della campagna Mai più complici.

In fondo, tutte le donne sono Antigone quando scelgono consapevolmente di prestare ascolto al senso di giustizia che portano dentro di sé, a costo di lottare anche contro la stessa legge.