non c'è libertà senza passione!

Chissà se Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, quando alla Leopolda ha tirato in campo la simpatia per vincere il referendum si riferiva anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Il fronte del Si “deve essere il primo ad abbassare i toni, senza l’aria da primi della classe e tornando a farsi vedere simpatici”. Perché “le persone che rivelano i loro sentimenti alla fine risultano simpatiche e i sentimenti non vanno nascosti”. Insomma, esagerare nella certezza di vincere può essere un boomerang fatale. Meglio, per Farinetti, dimostrare i propri sentimenti anche quando si ha una “paura f…”.

Alla settima edizione della Leopolda di Firenze, che è stata il trampolino di lancio del presidente del Consiglio per i successi nazionali, ad un mese di distanza dall’evento più atteso e temuto dal Pd, era scontato che sul lavoro dei vari tavoli di approfondimento delle tematiche vitali per il Paese prevalesse, alla fine, la questione Referendum confermativo. E, appunto,  il segretario del Pd, alla chiusura della kermesse fiorentina, non poteva non caratterizzare il suo intervento conclusivo riaffermando la necessità assoluta per l’Italia di avere una Costituzione aggiornata ai tempi: “Siamo a un bivio, c’è un referendum che è un derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra speranza e proposta, tra nostalgia e domani”.

Recuperato nella maggioranza del Pd l’ex presidente del partito democratico Gianni Cuperlo – che prega i giornalisti di non chiamarlo renziano –  il quale ha ottenuto nell’accordo sottoscritto, come lui ha dichiarato, quello che voleva fosse modificato nell’Italicum e cioè i collegi per eleggere i deputati, il no al ballottaggio, il premio di governabilità, oltre all’elezione diretta dei nuovi senatori. Per Renzi però restano gli altri avversari, a partire da Bersani e D’Alema. E con loro non usa mezze misure.

Va giù duro senza freni: “Il 4 dicembre è la loro ultima occasione per tornare in pista. E’ tutta lì la partita, lo hanno capito anche i bambini. Non c’è altro. Ma quale articolo 70? Per Ciriaco de Mita la riforma è un po’ frettolosa. Massimo D’Alema dice: noi l’avremmo fatta meglio. E perché non l’hai fatta te?”  Questa parte dell’intervento dell’ex sindaco di Firenze è stata accolta dall’uditorio con scroscianti applausi e con il grido di “fuori, fuori”  rivolto ai nemici interni.

Ovviamente ce ne anche per  l’ex Cav.: “Berlusconi ha detto che questa riforma rischia di portare un uomo solo al comando. E poi mi chiedete perché Berlusconi mi sta così simpatico? Ma è meravigliosa. Loro, che avevano fatto una riforma in cui il premier poteva sciogliere le camere”.

Renzi è battagliero più che mai e non prova ad abbassare i toni dello scontro interno ed esterno. Anzi, lancia guanti di sfida agli avversari nella certezza che il quattro di dicembre lui vincerà con l’affermazione dei Si, che vuol dire “futuro” contro i No espressione del “passato”.  Si può immaginare  una tale sfida come la può prendere un soggetto come Matteo Salvini che nei panni – e nelle magliette – di un novello rottamatore si ritiene lui il nuovo di zecca, mentre Renzi non può che fare le valige, essere appunto rottamato, espressione di “un tempo che fu”.

Comunque, il Renzi della settima Leopolda, sempre battagliero com’è nel suo stile, in merito al Referendum è apparso ritornare su posizioni del passato, quando aveva personificato l’esito elettorale, sbagliando però come pure lui aveva ammesso.

Secondo i sondaggisti la differenza, in questo caso,  la faranno gli indecisi, quelli che non hanno in testa una precisa idea politica e votano a sensazione. Da questo punto di vista la mediaticità diventa, come non mai, la carta vincente per le opposte fazioni. Serve, allora, che il giovane presidente del Consiglio spari ad alzo zero contro il passato, contro quelli che oggi sono suoi  avversari che forse ieri ha pure ammirato? Servono quelle grida d’esclusione, quel “fuori, fuori”, per quelli che non la pensano come il premier ed i suoi seguaci?

Oscar Farinetti in fatto d’immagine, di valorizzazione del prodotto, non è secondo a nessuno. Matteo Renzi lo dovrebbe ascoltare di più: i primi della classe risultano sempre un po’ antipatici. Questa sensazione l’abbiamo provata un po’ tutti noi. Per vincere, comunque,  bisogna essere simpatici.

di Elia Fiorillo