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Roma città aperta a tutte le fantasticherie della politica. Dalla teoria del complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle, al dietrofront di Matteo Salvini che prima dice sì a Bertolaso eppoi ci ripensa.  Ma andiamo per gradi.

          Non si era mai visto a memoria di chi scrive il complotto politico alla rovescia. Tutti gli avversari fanno i giochi più strani non per trionfare loro, ma per “costringere” il rivale a salire sul podio del vincitore.  La teoria complottista del Pd, di Salvini, Berlusconi e Meloni, secondo la senatrice grillina Paola Taverna, sarebbe quella di non puntare ad aggiudicarsi le comunali di Roma ma a far stravincere i seguaci di Grillo, per sputtanarli. Essendo Roma “caput mundi”,  per quanto riguarda le difficoltà di gestione, chi vince ha una bella gatta da pelare. Una cosa è predicare quando non si è al potere, un’altra è la gestione della polis. C’è poi il fatto, sempre secondo l’esponente grillina, che se vincono i Cinque Stelle sia Renzi che Zingaretti, ovvero il Governo e la Regione, chiuderebbero i rubinetti dei finanziamenti, risparmiando da una parte e dall’altra facendo affogare nei debiti la nuova amministrazione comunale.

Le risposte dai presunti cospiratori “a perdere” non mancano all’ex capo gruppo dei pentastellati. C’è chi ricorda i “tonfi di Quarto, Bagheria, Civitavecchia, Livorno, Gela” e chi legge nelle dichiarazioni della signora Taverna uno stato d’animo esternato indirettamente sull’incapacità di gestione della res pubblica da parte dei Grillini.

          In verità, al di là dell’ipotesi cospiratoria, pare proprio che un po’ tutti i partiti arranchino a trovare nomi giusti per vincere. Sul fronte del centro-destra sembrava che l’unità per la candidatura a sindaco di Roma fosse stata trovata dopo innumerevoli incomprensioni. Guido Bertolaso, ex capo della protezione civile, veniva candidato unitariamente (sic) da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia a sindaco della capitale. Chi meglio di uno che aveva per decenni affrontato e risolto i disastri naturali – e non  – dell’Italia poteva fronteggiare  una situazione amministrativa da tutti definita catastrofica? Dopo l’annuncio unitario il dietrofront. La puzza di bruciato per qualche dichiarazione buonista sui Rom e la simpatia dimostrata per Giachetti e Rutelli, ma anche le inchieste che avevano colpito Bertolaso ai tempi della protezione civile,  pare abbiano  fatto cambiare idea a Matteo Salvini che si è inventato delle primarie a modo suo: gazebi per le vie di Roma per interrogare i romani sul sindaco ma anche sull’uscita dall’Italia dall’Europa.

Sia Berlusconi che Giorgia Meloni non hanno gradito, ma se vogliono ipotizzare una vittoria del Centro-destra non possono fare  a meno del Matteo leghista. Se proprio Bertolaso, com’è prevedibile, non dovesse trovare l’unanimità, per uscire dall’impasse non resterebbe che farlo dimettere per “questioni personali”. Ma chi ipotizzare al suo posto? L’unico nome su cui Salvini non potrebbe dire di no è proprio Giorgia Meloni. Lei, Giorgia, potrebbe accampare tante scuse per sottrarsi  alla candidatura a sindaco. Difronte però al baratro della divisione non potrebbe sottrarsi.

Alfio Marchini potrebbe essere il beneficiario delle divisioni nel Centro-destra. A Salvini pare che non dispiaccia e potrebbe essere la carta nascosta del leader leghista in caso di rottura con Berlusconi e Meloni. Marchini dal canto suo mette le mani avanti: “La mia candidatura la appoggiano i 120.000 romani che mi hanno votato tre anni fa. Voti per cui abbiamo onorato il nostro impegno. E anche tutti quei romani – continua Marchini – che sono stanchi dei partiti che in questi anni hanno fallito miseramente”. In altre parole “tutto fa brodo, ma non etichettatemi con un partito: in questo momento perderei”.

          La grande incognita resta il Pd. Che succederà alle primarie del 6 marzo? Chi vincerà tra i sei contendenti: Roberto Giachetti, Roberto Morassut e Stefano Pedica, tutti e tre in quota Pd; Domenico Rossi di Centro democratico; Gianfranco Mascia portavoce dei Verdi e  Chiara Ferraro, una ragazza autistica che ha voluto provocatoriamente partecipare per porre l’accento sui diritti delle persone con disabilità? E che farà l’ex sindaco Pd Ignazio Marino per destabilizzare  proprio il Pd?

Roma per il momento rimane “città aperta…” a tutti i capovolgimenti della politica.

di Elia Fiorillo